C’era una volta e c’è ancora la bottega artigiana
Aggiornamento: 7 dic 2020
A Grottaglie l’arte di Giuseppe Fasano porta in giro per il mondo la ceramica pugliese
La celebre frase “Nulla si crea. Nulla si distrugge, tutto si trasforma” l’ho capita attraverso questa esperienza. Scoprire come da un elemento della natura possano prendere forma gli oggetti in terracotta conosciuti in tutto il mondo per la loro bellezza e per la loro mutevolezza dei colori e delle forme.
Tutte noi donne, abbiamo desiderato almeno una volta nella vita di lavorare l'argilla dopo aver visto il film Ghost, e tutte noi, abbiamo sperato di essere Demi Moore a creare capasoni storti fatti di argilla mentre il nostro compagno tenta “approcci gioiosamente sporcaccioni” (citazione di Franca Leosini giornalista e conduttrice di Storie Maledette, nata il 16 marzo come me).
Basta fantasticare, se non altro perché gli uomini, oggi, almeno quelli a piede libero, hanno apparentemente perso qualunque tipo di fantasia (nessuno è colpevole fino a prova contraria) e ci lasciano il più delle volte con il cerino in mano.
A questo punto, sento che vi starete seriamente domandando cosa è “realmente” un oggetto in terracotta, se non il risultato della passione.
Per capirlo dovreste provare ad entrare in una bottega artigiana.
Se il cuore comincia a battere forte, gli occhi brillano nel vedere le esposizioni fatte di mille colori, la passioni per le cose belle si fortifica e improvvisamente gli occhi si sgranano, come una sorta di innamoramento per un oggetto creato a mano e che desideri… avete fatto centro.
Io ho provato queste emozioni e ho avuto modo di capire cosa posso creare avendo fatto questa esperienza.
Se gli uomini emozionano solo nei film e sono “evanescenti” la terracotta ci lascia ancora quel barlume di speranza, che qualcosa di concreto, seppure un “soprammobile” a casa ce lo possiamo ancora portare.
Ironia a parte, mi sono davvero emozionata quando ho visitato il borgo senza tempo di Grottaglie, un paesino in provincia di Taranto, dal cuore di ceramica, che riscalda gli animi grazie ai forni di cottura. Una lavorazione che ho ammirato restando letteralmente incantata dall’arte che ha segnato la storia della città.
Che io viva con la testa fra le nuvole e brami sempre per il lieto fine è bene ricordarlo ogni volta. Anche perché “Ciascun dal proprio cuor l'altrui misura”. Quindi per me vedere un materiale come l’argilla, nella bottega storica di Giuseppe Fasano a Grottaglie, è stato come assistere alla trasformazione di un materiale modellabile in un oggetto in terracotta, ben definito, con la sua identità e forza.
Così come un bruco diventa farfalla, ho visto un piatto in terracotta diventare ceramica dipinta a mano.
E' bello stupirsi e fantasticare con la mente. E' stato un po’ come ritrovare me stessa e perdermi allo stesso tempo. La manualità mi ha insegnato che siamo noi gli artefici del nostro destino e ne diamo una forma. Come applicarlo alla vita di tutti i giorni “per farne un capolavoro” ancora non l’ho capito, ma di certo è bello sporcarsi le mani e provare a farne un’opera d’arte.
Questo avviene nel paese delle ceramiche in cui i pezzi in terracotta che ho ammirato, mi hanno posseduta al primo sguardo. La cosa più bella è che tu puoi possedere loro. E’ impossibile tornare a casa a mani vuote, l’arte la vuoi portare con te per tenerla a portata di mano.
E’ questo il bello. Ogni oggetto ha un suo colore. Ogni colore ti fa provare una emozione diversa. Ed ogni emozione ha una forma che tu già immagini perfettamente collocata da qualche parte a casa tua. Cosa che invece non è assolutamente conveniente fare con un uomo. Un salto nella storia che non ha mai perso il suo antico fascino.
Nel 1600 si sente parlare per la prima volta delle ceramiche di Fasano. Tutta l’area di Grottaglie è un centro di produzione di terracotte già dal secondo secolo a.C. Era quindi prevedibile che tra le diverse famiglie nel campo delle ceramiche ne emergesse una in particolare, quella di Fasano, la più nota, la più avanguardista, la più originale, che grazie all’intuito imprenditoriale e alla capacità relazionale si è fatta conoscere in tutto il mondo.
Ho avuto il piacere di conoscere Giuseppe Fasano (detto “il ceramista”) in occasione del premio dedicato a suo padre Nicola, a settembre, presso le Tenute di Al Bano Carrisi.
La sua bottega è in una posizione strategica. La riconosci subito angolare, colorata, caotica piena di verve e di passione, proprio come lui. Giuseppe Fasano è una forza della natura. Nella sua bottega gli oggetti tradizionali pugliesi sono diventati delle vere e proprie opere d’arte arrivando oltre oceano fino in Giappone ed America oltre che in tutta Europa . Le sue ceramiche racchiudono la storia di un arte tramandata “da padre in figlio", come ama sempre ricordare. Visitare il suo showroom è stato per me come fare un viaggio emozionale. Dall’ingresso fino al terrazzo, passando per il laboratorio, ricavato nelle grotte delle gravine dove ancora oggi è viva la produzione. Il modo migliore per immergersi nel mondo delle ceramiche è sicuramente quello di visitare la sua bottega dove tutto prende vita. Un mondo delle meraviglie di terracotta, cotte in forno, lavorate a mano, dipinte una ad una, assicurandone l’unicità dei suoi pezzi.
La sera del premio dedicato a suo padre Nicola, ricordo ancora, è stata una serata davvero magica. L’atmosfera, la location, gli amici, la gente, gli ospiti.
Tutto era perfetto Giuseppe aveva curato tutto nei minimi dettagli.
Soprattutto i maestosi pumi, (bocciolo di rosa che sta per sbocciare che rappresenta il nuovo che nasce) esposti all’ingresso, quasi principeschi omaggio di Giuseppe Fasano per tutti i premiati della serata. A me invece è toccato “un cavaliere a cavallo”. Sarà stato perché quella sera non avevo un accompagnatore o avevo l'aria sognante di chi crede ancora nel principe azzurro? Sta di fatto che almeno una sera, ho accontentato mia madre, che mi ha sempre detto di portare a casa qualcosa di “buono”, seppure un cavaliere in terracotta.
La sfortuna ha voluto però che a fine serata durante la cena al ristorante Don Carmelo, mi cadde la busta che lo conteneva e si ruppe prima ancora di arrivare a casa. Ero disperata. Insomma non fu possibile in quel momento cambiare l’oggetto e con Giuseppe ci lasciammo con la promessa che sarei andata a trovarlo a Grottaglie per ricevere un altro dono. Ogni promessa è debito e da lui ci sono tornata appena ho potuto.
Per farla breve, il giorno dopo mio padre (unico cavaliere a pieno titolo) per non dispiacere mia madre, in maniera certosina mi ha aiutato ad incollare i pezzi rotti del “cavaliere a cavallo”, mentre Maria Liuzzi, magistrale presentatrice della serata da Al Bano Carrisi, qualche settimana dopo, durante una cena organizzata a casa mia, si è presentata con una busta di Fasano, il cui contenuto era il pezzo sostitutivo che Giuseppe le aveva detto di darmi. Nel pacco c'era “una dama a cavallo”.
Insomma è nata una nuova coppia quasi per caso, come spesso è accaduto nel mio trulletto di campagna. Mi piace sempre ricordare, che come da “tradizione” il Trullo porta bene all’amore, ma solo a quello dei miei ospiti che si incontrano da anni alle feste organizzate dalla sottoscritta e puntualmente si sposano qualche tempo dopo.
La ceramica a Grottaglie non è solo un’arte, è simbolo identitario di una comunità che ha saputo ricevere un dono, la terra e l’argilla, e lo ha reso fruttuoso.
Questi due elementi, sono diventati narratori di una storia che ha attraversato i secoli, abbracciato intere generazioni ed è giunta fino a noi senza fermarsi mai.
Photo Credits Francesco Orlando
Comments